Con l’inizio del nuovo anno arrivano anche i primi bilanci e le statistiche del settore produttivo e commerciale. In particolare nel secondo semestre del 2023 ha registrato un importante aumento dei prezzi delle materie prime più usate in campo edile.
La variazione percentuale sui costi è talmente evidente da diventare, in alcuni casi, allarmante tanto da aver richiesto interventi da parte del Governo. Gli interventi governativi hanno riguardato, in primo luogo, la tutela degli accordi stretti per le opere pubbliche e, in seguito più ampiamente, hanno mirato ad arginare l’impatto negativo dell’ondata di rialzi sull’economia del Paese.
In dettaglio gli aumenti hanno riguardato materie prime e materiali derivanti con incrementi dal 40 al oltre il 110 per cento:
- Acciaio +70%
- Acciaio tondo da armature per cemento armanto +71%
- Acciaio per lattoneria +84%
- Acciaio per barriere Guard Rail +113%
- Filamenti di rame +44%
- Legname +78%
- Bitume +36%
In un’analisi a cura di ISTAT, Camere di Commercio e Provveditorati per le Opere Pubbliche sono stati monitorati gli aumenti di prezzo dal 2020 al 2021, con particolare attenzione ai materiali da costruzione.
Nell’aprile 2022, poi, era già stato varato un Decreto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con lo scopo di tracciare i prezzi medi annuali con una variazione in positivo e/o negativo dell’8% nel periodo tra il 2019 ed il 2023.
Tuttavia i dati ottenuti dall’analisi condotte dagli Organi di Governo sono stati contestati dall’ Associazione Italiana dei Costruttori Edili. L’Associazione ha presentato ricorso al decreto sostenendo la scarsa attendibilità dei dati in possesso del MIMS. Comparando i dati del MIMS a quelli di una ricerca che la stessa ANCE ha affidato a provider nazionali ed internazionali autorevoli, si evincerebbe una validità solo parziale delle informazioni. La differenza tra le tue ricerche è legata all’oggetto dell’analisi che avrebbe preso in considerazione solo una parte dei materiali citati.
La contestazione ha riguardato la congruità dei risultati ma anche la metodologia adottata.
Stando alla tabella allegata al ricorso, alcuni incrementi di prezzo individuati dal MIMS risulterebbero sottostimati, anche di oltre il 50%. Secondo l’ANCE il Decreto rilevava un aumento percentuale del tutto irragionevole ed inferiore all’aumento reale che invece si era registrato sul mercato per 14 dei 56 materiali. Nonostante i dati raccolti e le argomentazioni allegate, il ricorso è stato respinto dal Tar del Lazio, con la sentenza n. 6894/2023.
Successivamente anche ISTAT ed UNIONCAMERE si sono espresse a riguardo nel corso della riunione della Commissione consultiva centrale per il rilevamento del costo dei materiali da costruzione. I Rappresentati dei due Enti hanno ribadito l’attendibilità della metodologia utilizzata per la stima delle variazioni percentuali e la scrupolosa osservanza delle indicazioni previste nelle Linee Guida del MIMS.
Un monitoraggio costante è auspicabile ed indispensabile per poter gestire con adeguata lungimiranza il settore edile ed i settori produttivi. Contestualmente, laddove possibile, il Governo opera investimenti nella ricerca di soluzioni innovative a sostegno di produttori e operatori di settore a tutela dei cittadini e del tessuto produttivo nazionale.